Chi è Gianni Menotti
Nato a Sagrado, cresciuto tra vigne e cantine essendo il nonno “vignaiolo amatoriale” e il padre direttore di Villa Russiz per 35 anni e dove poi, nel 1988, ne prende il posto. Una laurea in Agraria a Padova e la successiva specializzazione in Enologia con una tesi sul Picolit.
Nel 2002 un suo vino, il “Gräfin De La Tour”, 100% Chardonnay, diventa il miglior vino bianco d’Italia secondo la guida del Gambero rosso-Slowfood.
Nel 2006 secondo la guida del Gambero rosso-Slowfood ottiene il titolo di Enologo dell’anno.
Nel 2012 riceve “l’Oscar del Vino” nella categoria “Miglior Enologo” Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica.
La sua filosofia
Ottenere la grande eleganza del vino che deve essere equilibrato e mai spigoloso, bensì sferico: nel calice deve esprimere le caratteristiche del territorio e la mia mano
cercando di ottenere un prodotto ottimo da poter poi sviluppare ai massimi livelli, però tenendo ben presente la potenzialità dell’uva che coltiva senza forzare o storpiare la sua natura, ma di pari passo anche un’attenzione in cantina dove un errore può vanificare tutto il lavoro.
Bisogna mantenere sempre ben presente il terroir di dove si coltiva, in Friuli poi così particolare e complesso.
Dell’atmosfera del mare l’uva si avvolge durante la maturità: i venti caldi che soffiano dalla costa portano una maturità importante al grappolo. Per contro, di sera, sempre durante la maturazione, l’uva trae grande giovamento dai venti freschi della montagna. C’è un continuo bilanciamento tra mare e montagna che nel vino si sente e porta a equilibri importanti fatti di alti valori enologici e, a volte, di gradazioni alcoliche sostenute
I vini devono mantenere il carattere territoriale e quindi differenziarsi nel panorama mondiale, esser riconoscibili nelle loro peculiarità che non devono esser considerate difetti come spesso, a parer mio, accade.
La degustazione
Molte anteprime, alcuni imbottigliati per l’occasione, cinque bianchi e due rossi con il filo conduttore dell’eleganza nella loro espressione dei vigneti e rotondità. Una fusione e complessità notevoli nel mosaico del vino, soprattutto nei blend, dove si identificano le varie anime e tipicità dei vari vini.
I bianchi
Castelvecchio Malvasia anteprima 2017, imbottigliato per l’occasione il giorno stesso
Dalla fine degli anni Settanta questa azienda ha il merito di far conoscere al mercato, quello vero, che cos’è il Carso. Fino allora solo piccoli, coraggiosi contadini che producevano per sé e per gli amici. Oggi questi luoghi meravigliosi sono oggetto di riscoperta per la loro struggente bellezza e per i prodotti che offrono. Ottimo lo staff in cantina e in vigna, che riesce a ottenere sempre il massimo. Qui è la malvasia istriana che mette tutti d’accordo.
Molta frutta, erbe aromatiche, molto particolare e intenso al naso, si sente il suo essere ancora in divenire, che avrà una bella evoluzione in bottiglia.
In bocca velluto, fresco ma ancora acerbo, da la sensazione che ci si trova davanti a quel che sarà davvero un gran vino.
La Viarte Friulano 2016
Vigne di trent’anni su un terreno marnoso-arenaceo sono già un gran bel punto di partenza. Se si aggiunge un’attenzione maniacale in tutte le fasi di cantina e la volontà di dare a ogni vitigno solo ciò di cui realmente ha bisogno, identificando il lievito indigeno più adatto e riducendo al minimo l’impatto ambientale, gli ingredienti per un avvenire roseo e duraturo ci sono tutti.
Piccola parte in legno usato.
Confettato, amaro ma con sfumature dolci in bocca, bassa acidità e molto largo, sta evolvendo dopo il primo anno passato in bottiglia, anche se la sua maturità la raggiungerà tra diversi anni, i suoi 14% non coprono il vino che risulta strutturato, armonico con una bella spalla larga. Profumi legati al vitigno, mandorla, frutta secca, morbido ed estremamente fresco e bevibile. In bocca rimane persistente ed è accompagnato da un equilibrio importante con la sapidità.
Komjanc Sauvignon 2016
Situata alle pendici della collina, in una posizione panoramica dalla quale, verso nord, lo sguardo si apre sulla spettacolare cornice delle colline e delle Alpi orientali (Matajur, Canin, Monte Nero). Una caratteristica distintiva di questo territorio è l’escursione termica tra giorno e notte che garantisce una produzione di qualità
La marna, qui chiamata “Ponca”, è una formazione rocciosa di facile disgregazione sotto l’azione degli agenti atmosferici e delle lavorazioni di dissodamento. Disgregandosi, dapprima origina frammenti scagliosi che poi diventano il terriccio ideale per la pratica della vitivinicoltura. Nell’ambiente collinare si pratica l’inerbimento dei vigneti per migliorare la struttura del suolo rallentandone l’erosione. Accanto ai vigneti si conservano i boschi di acacia, querce, carpini e frassini per rispettare il naturale equilibrio tra appezzamenti coltivati e non, mantenendo la flora e la fauna spontanee.
Winesurf, il giornale online di enogastronomia e guida vini dal 2006 diretto da Carlo Macchi, ha premiato il Sauvignon 2016 doc Collio dell’azienda, classificandolo al primo posto su 61 campioni degustati.
Il Malvasia 2016 IGT VG invece ha raggiunto il secondo posto.
Armonico, ricco e intenso. Sentori classici di bosso e note agrumate. Lungo e persistente. Elegante e di grande struttura. Un retrogusto affascinante e estremamente complesso.
Piena, meritatissima conferma per i due vini, Pomédes e Scuro, che sono il simbolo dell’azienda ben capitanata da Roberto e sostenuta dal lavoro e dalla profonda amicizia che lega Gianni Menotti al fondatore di questa bella realtà, situata in uno dei cru più importanti e storici dei Colli Orientali. Alla base del successo non c’è solo una stretta proficua collaborazione, ma anche un’attenta lettura del territorio e delle sue straordinarie potenzialità. La costante qualità dell’intera produzione lo dimostra alla perfezione.
Lievemente ossidato, purtroppo non più perfetto, con i bianchi datati purtroppo ogni tanto capita (tappo a tenuta non perfetta, conservazione non ottimale), però si sente il bouquet molto ampio e profumato dai sapori complessi, molto aromatico e fruttato.
Se viene invece prodotto in maniera eccelsa, fedele alle sue caratteristiche di base, nelle condizioni pedoclimatiche giuste (e il Collio fa da padrone in questo), maturato il giusto, si ottiene un prodotto eccelso. Vivace, fresco, strutturato, sfaccettato e anche elegante, non pesante o troppo vellutato come spesso accade.